lunedì 9 marzo 2015

Il Tempo appeso

Ricordo di aver pensato di comprendere per la prima volta il senso estetico di Dalì che era notte fonda; la mollezza delle forme ad una luce franca e raccolta, i fili della televisione e del portatile appesi, sciolti o intrecciati - non importa -, ma sempre così abbandonatamente appesi, in un simpatico equilibrio a volute. Il concetto del tempo e della stanchezza, i ricordi e la persistenza fiacca della memoria; le ombre allungate e la fantasmagoria della soggezione, ma non della sottovalutazione o della sottomissione, quanto piuttosto della resistenza e della compostezza - da cui la composizione. In una stanza notturna, che è l'espressione del giorno trascorso, e che da esso scaturisce in una immobilità estrinseca - ma non intrinseca -, ho capito che il tempo non passa, ma si raccoglie: lo si ammassa in un punto, dopo averlo portato addosso. Non scorre il tempo, ma viene lasciato a dismettersi come un abito vuoto sullo schienale di una sedia, in quella irresistibile convinzione che domani potresti indossarlo nuovamente.

Salvador Dalí, La persistenza della memoria, olio su tela, 1931

§Johan Razev§

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