lunedì 9 marzo 2015

E' un'illusione, la delusione

Étienne Carjat, Arthur Rimbaud, ottobre 1871

Ora capisco: è un'illusione, la delusione.

Tu, rovinosa infanzia dalle ampie vedute, abbandonata nel sollucchero della rarefazione e della vanità genuina, inosciente ed amara, ci osservi da dietro gli angoli delle strade, ti muovi saltellando da lampione a lampione, come fosse un gioco, divertente e meschino. Ridolini e capricci comprimono la visuale, dilatano l'iride, e con essa la strada muta e sciaborda, in una stabile disaffezione. La stabilità della tempesta, oltre la quale si allarga di nuovo il giorno che passa, s(t)olido, e l'oblìo che ci veste e ci copre, ci lava la schiena e ci accompagna alla tavola. E lì la perdiamo di nuovo, l'infanzia. E tutto quello che ne è venuto. Una dimenticanza, che ha menato un colpo e poi ha proseguito, passandoci accanto. Mai ferma, muovendosi sempre alla stessa andatura, come uno spirito condannato, circondata - ed accompagnata - da battiti di mani che confondono l'udito. Non si volta, e del trascorso noi vediamo i capelli lunghi, le spalle tirate, i fianchi larghi, le gambe terribili. Ci viene nascosto ciò che ha macchiato le mani.
E mordendosi un labbro, c'è chi dice:
« L'ho dimenticato. »
E l'ingenuo allora domanda, sempre troppo in fretta:
« Cosa? »
« Non so. L'ho dimenticato. »
Intricata, illogica impasse.

§Johan Razev§

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