venerdì 20 febbraio 2015

Fronte del Tempo

Si affaccia il temporale, a valle
sporgendo il viso compresso di pioggia;
Trabocca l'inarrestabile cortina
E si sparge; scavalca la cima
Che sfilaccia in trecce quei nembi
Del buio tabarro che s'ostina a montare
E coprire, colando dai sassi,
Trattenendo, per ora, il rumore.

Si gonfia quaggiù poi scende
La strada e quindi diverge
A tre passi dal fiume.
Un ramo prosegue e lo salta;
L'altro, più accorto,
Devia di lato ed affonda
Sotto adunche grondaie
E spioventi di case.

Arriva la tormenta, arriva più in fretta.
Il vento sospinge le schiene
E fa fredde queste teorie.

Sotto il ponte, sul letto infiacchito,
Come una pellicola vecchia,
Trentacinque rigati e graffiati
Millimetri d'una Blanché,
L'acqua scorre e s'impressiona;
Riflette chi riguarda piegato
Dalla testa e puntato sui gomiti:
Sassi soltanto e l'inimmaginabile vita.

Ci sono due uomini al freddo,
Severi ed intimi come soldati
Che parlano fitto del fronte di nubi;
C'è quindi l'intreccio raggranellato
D'una coppia il cui baricentro
Gratta il terreno a punta d'ombrello,
Che è appeso al suo braccio
A cui s'appende la mano di lei.

Prossima è ormai la tempesta; nell'arco
D'un tuono - che è il primo - essa rimbrotta
Di malavoglia chi non ha ancora trovato riparo.

La sigaretta d'un giovane,
Che porta con sé il solito cane, gli fa
Sbrodolare fumo dalle labbra bruciate.
Pare assorto mentre viene assediato
Dal fedele scodinzolare; e si sforza davvero
Di non coincidere affatto in quell'istante
Inceppato con la cornice del quadro,
Contro la quale sbatte la fronte.

Circonforma il paesaggio e l'incastro retrivo
Ad una sottesa, inumana bellezza
D'una verità che non si sfiora nemmeno
In un giorno che fu potenziale, e nel quale
Il sole s'è visto giusto al mattino;
Come a sfuggirgli d'un nulla quell'ultimo
Senso, stava lì a sfidarsi in memoria:
Ché ce l'abbiamo tutti a dir per com'è
            Quel conato di verità e di profonda vergogna.

§Johan Razev§